Favola
C'era una volta una coppia di poveri boscaioli, marito e moglie, che avevano
sette figli piccoli non ancora in grado di guadagnarsi il pane. Il minore di
tutti, un bimbetto gracilino e silenzioso, ma molto intelligente, quando era
venuto al mondo era alto poco più di un pollice: per questo lo avevano
chiamato Pollicino.
E venne un'annata di terribile carestia come non se ne erano mai viste
prima. Nove bocche da sfamare erano tante e così i due poveri genitori, col
cuore stretto dal dolore, non sapendo cos'altro fare, decisero di
sbarazzarsi dei figli. Ne parlarono a lungo una sera, accanto al fuoco.
— Li porteremo nella foresta — disse il boscaiolo — e, mentre raccolgono
fascine, ce la daremo a gambe senza che se ne accorgano.
Poveri i miei piccini! — singhiozzò la donna. — Soli, nella foresta, al
freddo, in balia delle belve...
— Vuoi vederteli morir di fame sotto i nostri occhi, allora? — la rimproverò
il taglialegna. Ma intanto anche lui piangeva.
Finalmente si misero d'accordo e andarono a letto. Non si erano accorti che
Pollicino, nascosto sotto il tavolo, aveva udito tutto.
E ora, come ce la caveremo? — si chiese il bambino.
Pensa e ripensa, ebbe un'idea: all'alba corse in riva al ruscello che
scorreva vicino a casa, si riempì le tasche di sassolini bianchi che
abbondavano lì intorno, e senza che nessuno sospettasse niente, rientrò in
casa.
Più tardi i genitori radunarono i sette figli e li condussero nel folto
della foresta, ordinarono loro di raccogliere legna, e poi, in punta di
piedi, se la svignarono.
Quando i bambini si resero conto di essere rimasti soli, cominciarono a
piangere disperatamente. Pollicino li consolò.
— Non abbiate paura, fratelli miei, io so come ritrovare la via perché,
cammin facendo, ho lasciato cadere a terra dei sassolini bianchi che ci
guideranno di nuovo a casa.
E tutti e sette si misero in cammino, seguendo la traccia lasciata dal furbo
Pollicino. I genitori, intanto, erano tornati alla capanna.
C'era ad aspettarli un signore dei dintorni, venuto a portare al boscaiolo
dieci denari che gli doveva da tempo. Con quel denaro la donna corse al
paese, e comprò una gran quantità di provviste: carne, pane, uova, lardo. Ma
la cena fu ugualmente triste, senza i bambini.
Ci fossero i nostri figlioli, a godere di tutto questo ben di Dio. -
mormorava il boscaiolo.
Dove saranno, a quest'ora, i miei poveri bambini? — singhiozzava sua moglie,
inghiottendo pane e lacrime.
E, proprio in quel momento, si udirono dei colpi alla porta e delle vocette
allegre:
— Siamo qui... siamo tornati!
Erano i sette fratellini che, guidati da Pollicino, arrivavano sfiniti per
la stanchezza, ma sani e salvi. Vennero accolti con gran gioia.
sfamati e riscaldati, coccolati dai genitori.
La gioia, però durò quanto durarono i dieci scudi, poi nella capanna si
ricominciò a soffrire la fame. E, con la fame, si riaffacciò di
nuovo l'idea di disfarsi dei bambini, di affidarli alla provvidenza,
abbandonandoli ancora una volta nella foresta.
Pollicino, che stava in guardia, quando udì i discorsi dei genitori,
pensò bene di correre ai ripari. Avrebbe voluto andare a raccogliere i
sassolini in riva al ruscello, ma non poté farlo perché trovò la porta
sprangata e lui, così piccolo non arrivava al chiavistello. Allora, in
mancanza di meglio, si riempì le tasche di chicchi di grano, un po'
ammuffiti, che trovò in fondo alla credenza.
La mattina seguente i genitori portarono i bambini nel folto della foresta e
con una scusa li abbandonarono di nuovo. Pollicino non se ne preoccupò, era
sicuro di ritrovare la strada con l'aiuto del grano che aveva disseminato
per terra. Ma questa volta andò male: gli uccelli, anch'essi affamati,
avevano divorato tutti i chicchi, facendo Scomparire la traccia che avrebbe
dovuto guidare i bambini fino a casa.
Senza scoraggiarsi, Pollicino si mise alla testa dei fratelli, e insieme
cominciarono a vagare per la foresta, alla ricerca del sentiero giusto.
Purtroppo, più camminavano più si smarrivano nel folto.
Venne la notte, cominciò a piovere, i lupi ululavano in lontananza, faceva
un gran freddo, e i bambini piangevano disperati.
Pollicino si arrampicò su un albero altissimo, e vide in lontananza un
lumicino. Dove era una luce, doveva esserci una casa, e dov'era una casa non
potevano mancare cibo, fuoco, un letto per riposare. Senza esitare Pollicino
scese dall'albero e si mise alla testa dei fratelli, puntando verso quel
lumicino lontano.
Cammina, cammina, arrivarono a una grande casa scura. Pollicino bussò alla
porta, venne ad aprire una donna.
— Chi siete, bambini, che cosa volete?
— Ci siamo smarriti nella foresta. Per carità, signora, ci dia un boccone di
pane e ci lasci dormire all'asciutto.
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