Racconto di Patrizia Ambrosini
Che cosa si può fare quando in cucina è finito l'olio?
Il signor Tartaruga aveva frugato invano in tutti gli angoli della casa.
Brontolò,imprecò e alla fine fu costretto ad andare dal suo vicino, il
Cinghiale.
Gli agitò sul muso una zucca vuota che usava come recipiente e, con un
sorriso affabile gli disse:
“ ti prego, Cinghiale, dammi un po' d'olio”.
Il Cinghiale, diffidente, aggrottò la fronte e squadrò l'intruso.
“Amico mio a cosa ti serve quest'olio?
Certo il signor Tartaruga non poteva semplicemente dirgli che l'aveva
finito, eh, no! Quel noioso si sarebbe messo a fargli la predica .
“Devo portarlo al Topo, che ne ha un gran bisogno” gli rispose.
Il Cinghiale, rassicurato, riempì la zucca fino all'orlo.
“non dimenticare di restituirmelo entro nove giorni!” si raccomandò.
Il signor Tartaruga promise. Finalmente aveva il suo olio, ed era l'unica
cosa di cui gli importava.
Allo scadere del nono giorno, il Cinghiale, vedendo che il signor Tartaruga
non si presentava, andò a casa sua per reclamare il credito. Ma la zucca era
vuota.
“ concedimi ancora un paio di giorni” piagnucolò il Signor Tartaruga “Solo
due miseri giorni, nient'altro!”
Il Cinghiale grugnì, pestò i piedi, tuonò, poi gridò:
“Va bene, hai ancora due giorni, ma guai a te se mancherai alla parola
data.”
Vedendo il Cinghiale fare dietrofront, il signor Tartaruga pensò che
affrontare la collera di un simile mostro sarebbe stato terribile, e
soprattutto si sentì quasi mancare il fiato all'idea che in due giorni non
avrebbe certamente trovato tutto quell'olio!
“ Calmati, ti stai dimenticando di questo,” gli disse la moglie dandogli
qualche colpetto sul guscio.
“Ascoltami bene, quando arriverà il Cinghiale, dovrai metterti nel posto in
cui teniamo la pietra per macinare il granoturco. Una volta lì ritira le
zampe, la coda e la testa nel guscio ma, una cosa importantissima, resta
immobile e vedrai ti salverò dalle sue ire.”
Il marito annuì: aveva così tanta paura del Cinghiale che avrebbe fatto
qualunque cosa, perfino trasformarsi in una macina.
Quando il Cinghiale tornò, dopo due giorni, trovò la signora Tartaruga
intenta a macinare il granoturco e le chiese con un terribile
grugnito:”dov'è la mia zucca piena d'olio?”
Lei continuò a macinare il grano senza neanche alzare gli occhi.
“dove si è nascosto quel furfante di tuo marito?”
La signora Tartaruga continuò a macinare e macinare cantando.
Il Cinghiale furioso, afferrò la pietra da macina e la scagliò lontano in
mezzo all'erba gridando:
“Mi hai fatto venire un attacco di bile tu e la tua maledetta macina!
Poi, non avendo trovato il signor Tartaruga, partì come un folle alla sua
ricerca, frugando nel terreno paludoso.
Naturalmente non trovò né l'olio né la zucca, e tanto meno il signor
Tartaruga, che si era velocemente nascosto in fondo a un buco nel terreno
proprio dove il Cinghiale l'aveva gettato, e stava ridendo a crepapelle
pensando allo scherzetto che gli aveva tirato.
Chissà se il Cinghiale lo sentì ridere? Forse si. Comunque continuò a
frugare e frugare nel terreno paludoso, cercando a lungo il maledetto che
gli aveva mancato di parola. E da allora non ha mai smesso di tenere il muso
nella melma.
Guardatelo! Ma saprà ancora quello che sta cercando, quello sciocco?
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